Champions League - Ecco chi decide la finale di Champions

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  1. "Roby 93"
     
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    Quando tanti campioni scendono in campo per dire la loro, il giochino è fin troppo facile. Chi deciderà questa partita? Tra Barcellona e Manchester United c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Noi proviamo a individuare tre giocatori per parte, non dimenticando anche il ruolo fondamentale dei due allenatori (basta cliccare il link sotto la foto a destra per trovare l’approfondimento relativo a Pep Guardiola e Sir Alex Ferguson).

    GLI ASSI DI GUARDIOLA: IL QUADRILATERO, VILLA E PIQUE’ – Spiegare i segreti di una squadra come il Barcellona è francamente impossibile. Molto si è detto e molto si dirà. Ciò che rende inafferrabile il tutto è la qualità di gioco, l’impressione trasmessa di avere sempre in mano le redini della partita e la conseguente rassegnazione che ne deriva per gli avversari. Tutto nasce lì, “lì nel mezzo” per dirla alla Ligabue. Ma in modo opposto rispetto alla “vita da mediano” cantata dal rocker emiliano. Il Barcellona ha al centro di sé un mondo tutto da scoprire, quello compreso nel quadrilatero che si compone tra Busquets (mediano davanti alla difesa), Xavi (regista libero di svariare), Iniesta (interno sinistro pronto a tagliare) e Messi (trequartista ma anche primo finalizzatore).

    Il segreto del Barcellona è l’alchimia inarrivabile che si compone quando i quattro in questione scendono in campo assieme. Busquets è fondamentale per il recupero di palla e i suoi appoggi immediati a Xavi. E Xavi con Iniesta diviene inarrestabile proprio perché i due all’occorrenza si alternano in regia e rifinitura. Mentre Messi è Messi, fin troppo facile da inquadrare. Tutto il resto è movimento inarrestabile di Dani Alves a destra (il primo uomo a cui scaricare il pallone in accelerazione), ma anche di due punte anomale come Pedro e Villa. Con quest’ultimo che potrebbe davvero divenire la seconda carta vincente, calcolando che avrà un mismatch favorevole nel confronto con Fabio (e soprattutto O’Shea, se dovesse giocare quest’ultimo).

    E poi c’è sempre il signor Shakira, Gerard Piqué. L’ex di turno, che è con Thiago Silva il più forte centrale difensivo al mondo, è chiamato a tenere unito il reparto a maggior rischio di tutta la formazione catalana, la difesa. Perché Puyol non sarà al meglio, Dani Alves spingerà molto e Mascherano è pur sempre un mediano riadattato. Piqué dovrà mettercela tutta e salire ulteriormente di tono, giocando con grande concentrazione in una serata nella quale al primo pallone perso si può subire un contropiede micidiale.

    Proviamo a individuare gli assi nella manica di Guardiola e Ferguson - 2 GLI ASSI DI FERGUSON: GIGGS, VALENCIA E PARK– Sir Alex giocherà a carte coperte sino al calcio d’inizio, anzi sino al momento della lettura delle formazioni ufficiali. Prima di allora si può soltanto intuire quello che vorrà fare il manager scozzese. Ma se le formazioni dovessero essere quelle che vi proponiamo al link sotto la foto a destra (clicca su: Guardiola-Ferguson, la sfida in panchina) molto probabilmente gli assi nella manica sarebbero fin troppo chiari da leggere. Il numero uno è il caro vecchio Ryan Giggs, che a livello umano vive un periodo tribolatissimo ma calcisticamente è il giocatore di maggiore tasso tecnico dei Red Devils. Il Xavi del Manchester United sarà lui, chiamato a imbeccare le ripartenze nelle quali Valencia, Rooney ed Hernandez dovranno scattare come saette.

    Sempre in ottica offensiva potrebbe dire molto il duello sulla corsia di destra dello United, dove Valencia partirà titolare con l’obbligo di puntare il più possibile Puyol. L’obiettivo di Ferguson è quello di logorare il capitano del Barcellona, non in perfette condizioni fisiche, per poi mettere dentro Nani e approfittare del suo sfinimento nella ripresa. Dal punto di vista diametralmente opposto, potrebbe risultare invece decisivo il solito Park-Ji Sung, l’uomo che Sir Alex tiene buono per le grandi occasioni.

    Il sudcoreano sarà il dirimpettaio di Dani Alves, l’uomo senza il quale il Barcellona non trova le accelerazioni e i tagli che costituiscono gran parte del gioco catalano. Le capacità dinamiche di Park, un motorino inesauribile capace di “tenere” Alves anche nel breve, sono l’ideale per fermare il brasiliano. Togliendogli spazio vitale e mettendolo anche in apprensione in fase difensiva. Non è un duello di cui sentiremo parlare molto, ma una cosa è certa. Se il Manchester United vuole vincere, Park deve vincere la “sua” partita. Quella con Dani Alves.
     
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