Da Aranda a Ovrebo: tutti gli orrori

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  1. "Roby 93"
     
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    Champions League - Da Aranda a Ovrebo: tutti gli orrori

    Come una "casa dell'orrore", ripercorriamo gli errori arbitrali più famosi della storia

    Senza arrivare agli orrori mondiali di Aston in Italia-Cile e di Moreno in Italia-Corea del Sud, il campionario delle topiche arbitrali è vasto anche nelle coppe europee tanto che l'elenco di sbagli passati e presenti spesso ha fatto gridare alla malafede i tifosi delle squadre palesamente defraudate. L'ultimo evidente misfatto è stato compiuto mercoledì sera a Monaco ai danni della Fiorentina dal 43enne psicologo norvegese Ovrebo autore di un errore grave un po' come quello del suo collega svedese Hansson, l'uomo che non vedendo la mano di Henry ha fatto fuori l'Irlanda dai Mondiali. Hansson, per non perdere l'abitudine, è stato protagonista anche in questo turno di Champions: ha strappato di mano il pallone ai giocatori dell'Arsenal, dopo aver fischiato una punizione a due in area contro i gunners, e lo ha consegnato a quelli del Porto che, con Radames Falcao, sono stati rapidissimi a trasformarlo in gol.

    Quanto a Ovrebo, va detto che il fischietto già in passato ha rischiato davvero molto. Didier Drogba avrebbe voluto linciarlo al termine della semifinale di ritorno di Champions tra Chelsea e Barcellona, con gli spagnoli qualificati e tre rigori apparsi netti negati ai Blues. I tabloid hanno poi scritto che l'arbitro norvegese era stato l'esecutore del piano che mirava ad evitare una seconda finale tutta inglese, e sempre tra Man United e Chelsea, consecutiva dopo quella di Mosca 2008 e dello scivolone di Terry sull'erba bagnata al momento di battere il rigore decisivo. Ma certi aiutini sarebbero cominciati decenni prima, basti pensare a cosa dicono i detrattori del grande Real Madrid di Puskas e Di Stefano che dominò in Europa nei primi anni di esistenza della Coppa dei Campioni. A spingerlo non sarebbero stati solo i fuoriclasse in maglia 'merengue' ma anche certi personaggi la cui casacca era nera.

    Qualche anno dopo venne Inter-Liverpool semifinale del 1965 e nella città dei Beatles ricordano ancora come un incubo l'arbitro spagnolo Ortiz De Mendebil (che poi fece carriera anche come dirigente). "Bill Shankly (il manager del Liverpool, mitico personaggio della storia dei Reds, ndr) non dimenticherà mai la sua faccia", scrissero i giornali dell'epoca e tutto per quel gol 'rapinato' da Peirò rapidissimo a rubare con il sinistro il pallone al portiere avversario Lawrence che lo stava facendo rimbalzare. Per gli inglesi fu un'azione irregolare, non così per l'arbitro che consegnò la finale alla Beneamata di Helenio Herrera ed Italo Allodi.

    Spesso penalizzata dagli arbitri è stata la Roma, balzata all'attenzione continentale nel 1984 per il caso Vautrot, quando il d.s. del Catanzaro Spartaco Landini fece credere al presidente romanista Dino Viola di poter condizionare l'arbitro francese della semifinale di Coppa Campioni con il Dundee. In realtà non ci fu alcun contatto. Da allora i tifosi giallorossi lamentano un lungo elenco di errori subiti: basti pensare all'olandese Van der Ende nel match contro l'Atletico Madrid del 1999 (rosso a Totti e Wome, gol regolare annullato a Delvecchio), e allo spagnolo Garcia Aranda in coppa Uefa contro il Liverpool, che fischiò un rigore a favore di Nakata e compagni ma poi cambiò la decisione in corsa, fra lo stupore perfino dei giocatori della squadra di casa. Brutti ricordi anche con lo svedese Frisk, e il suo operato nella sfida di Champions del 2004 contro la Dinamo Kiev. Dopo aver cacciato Mexes e preso altre decisioni discutibili, fu colpito, e ferito, da una monetina lanciatagli dalla tribuna Vip mentre rientrava negli spogliatoi.
     
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